Le radici di questa tradizione sono antiche e risalgono all’arrivo dei romani, che di norma viaggiavano con suini e ovini al seguito per avere sempre carne e latte a disposizione. In Sicilia, nacquero con loro moltissimi piccoli allevamenti di suini e, a Palazzolo così come in altre aree dell’isola, la tradizione è continuata nel tempo.
A Palazzolo, in particolare, ogni famiglia allevava uno o due suini neri da cui ricavava tutto il necessario per un intero anno. Tra le diverse preparazioni, la più pregiata era la salsiccia perché garantiva un doppio consumo: si mangiava sia fresca (per insaporire altri piatti o alla brace), sia essiccata. I tagli impiegati per la sua produzione sono nove: gola e guanciale, lardo, coppa, lombo o lonza, spalla, zampino, pancetta, coscia e grasso, quest’ultimo in una percentuale non superiore al 25%. Gli unici ingredienti aggiunti sono sale marino siciliano, peperoncino, finocchietto selvatico degli Iblei e vino rosso della Val di Noto. La carne è tagliata a punta di coltello con grana medio grande, mondata a mano e insaccata con budello animale. Di norma la salsiccia di Palazzolo è affumicata in locali di stagionatura con legno di ulivo. La salsiccia di Palazzolo stagionata ha profumi molto intensi di vino e finocchietto selvatico. La salsiccia si produce da settembre a maggio e, in questo periodo, si possibile trova anche fresca. La salsiccia stagionata si può acquistare tutto l’anno.